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Deep - Un'avventura in fondo al mare: il pericolo dell'inquinamento mostrato sotto forma di sorrisi animati

Superare i confini dell’ignoto e avventurarsi là dove ci è stato proibito andare è una delle sfide più sfruttate narrativamente al cinema. Il senso di ribellione dei giovani si trasforma in un’odissea personale piena di ostacoli da superare e segreti da rivelare. Quello affrontato da Deep nel film d’animazione diretto dal regista spagnolo Julio Soto Gurpide e intitolato per l’appunto Deep – un’avventura in fondo al mare, non ha nulla dell’avventura tra le onde australiane di Alla ricerca di Nemo, o le scalate adrenaliniche affrontate da Sid, Manfred e Diego ne L’Era Glaciale. Dietro la semplicità di un racconto fin troppo abusato, si nasconde la denuncia di un’azione crudele compiuta dall’uomo ai danni dell’ambiente.

Dolcissime: la leggerezza della rinascita

Sognare è come lasciarsi cullare dall’acqua. Vaghi leggera, senza pensieri. Nel sogno, come sott’acqua, siamo tutti uguali, ci muoviamo con leggerezza dimenticandoci per un attimo del mondo circostante. Il sogno di Mariagrazia, Chiara e Letizia è quello di essere viste per quelle che sono dentro, e non per i chili in più. Nuotano, danzano, si sentono libere di essere loro stesse, senza circondarsi di quella bolla di sapone che le isola dagli altri, un guscio protettivo creato e induritosi nel tempo per lenire le offese e gli attacchi ricevuti. Una barriera che è anche zavorra, che le ragazze si portano sulla schiena come i chili che le fanno sudare, mozzare il respiro, colare a picco nell’oceano delle proprie tempeste.

Favolacce

Periferia di Roma, estate, clima vacanziero, tensioni familiari represse. La scena è illustrata da una voce narrante che racconta di un diario ritrovato tra i rifiuti. Spiccano alcune figure: i Placido, papà Bruno e mamma Dalia, la cui felicità è in equilibrio sulla costante violenza psicologica e fisica che il padre nutre a scapito di Dennis e Alessia, i sin troppo quieti figli. C’è poi la famiglia Rosa, con papà Pietro che proietta lo stress del suo piccolo successo lavorativo sulla bellezza dell’introversa figlia Viola. C’è il più modesto Amelio Guerrini, che fa il cameriere e vive in un camper assieme al figlio, il timido Geremia, al quale è legato da un affetto quasi infantile. C’è poi Ada, poco più di una ragazzina, che è incinta di un ragazzo col quale cerca una via di fuga.

Il giorno più bello del mondo: alla ricerca della “gioia pura”

Siani ci porta in una favola bella che racconta la magia e l’arte. Arte intesa come “gioia pura” che l’artista offre agli spettatori così che questi per poche ore possono dimenticare tutte le miserie della vita. Poco male se l’artista in quanto tale è costretto a vivere una vita piena di tribolazione con un teatro e una compagnia che cascano a pezzi. Ogni artista nel suo percorso ha diritto almeno ad un incontro fortunato che può cambiargli la vita. Per l’impresario Arturo Meraviglia (Siani) l’incontro fortunato avviene con Gioele, un bambino dai poteri segreti che magicamente riuscirà a portare “Gioia Pura” nella vita del protagonista, al teatro, agli spettatori e a noi, in una commedia riuscitissima che colpisce appieno l’obiettivo e per alcune ore ci fa fluttuare nella Meraviglia delle luci e delle magie del film e dimenticare tutto quello che c’è fuori.

Qualcosa di meraviglioso (Fahim)

Dacca 2011 - Créteil, Parigi 2015. In quest’arco di tempo si dipana l’avventura di due profughi. Nura Mohammad è costretto ad abbandonare il Bangladesh col figlio Fahim di otto anni, e un talento per gli scacchi, per le sue convinzioni politiche. Il piccolo lascia tra le lacrime il resto della famiglia. Con dolcezza Nura lo convince a partire con la promessa di fargli incontrare in occidente un grande maestro. Passata la difficile frontiera indiana, il viaggio prosegue tra mille difficoltà, fino all’agognato aereo e alla grande capitale. Dove li aspettano mille difficoltà. L’asilo politico è sempre rifiutato; accolti in centri per rifugiati dalla Croce Rossa, non parlano francese, sono costretti a vivere di piccoli lavori precari. Finché qualcuno nota l’interesse e le capacità di Fahim e lo iscrive al Centro scacchistico di Créteil. Sylvain Charpentier, il maestro campione di scacchi dal grande cuore, lo accoglie ruvidamente: sospetto e attrazione reciproche non impediscono che nasca una franca amicizia. Con la sincerità e il veloce apprendimento dei bimbi, il piccolo impara ben presto le regole del gioco e della vita nel nuovo Paese. Iscritto al campionato di Francia di scacchi, sbaraglia tutti i concorrenti. Ma può un clandestino essere il campione di Francia?