L'esordio nel lungometraggio di finzione di Walter Veltroni veste i panni del road movie: un'opera che scorre sotto le ruote di un Maggiolino cabriolet con passeggeri molti diversi tra loro. "C'è tempo" è un abile gioco di specchi, una storia di fratelli che si scoprono tali dopo un evento drammatico, fratelli che riflettono uno nell'altro le proprie solitudini e che si scoprono, anche se apparentemente agli antipodi, accomunati da un sentire condiviso di esperienze e di emozioni.
Una vacanza a Gaeta per conoscersi, per raccontare l’inconfessato, con tutte le difficoltà del caso. La nuova commedia che segue al riuscito “Moglie e marito” getta uno sguardo su tematiche di assoluta attualità, facendosi foriero di ineludibili riflessioni sui rapporti sociali ed interpersonali.
“Il giovane Karl Marx”: si ritrova già nel titolo e in quell’enfasi sull’epiteto “il giovane” la volontà di sottolineare quanto quello che il pubblico si appresta a incontrare sullo schermo non è il Karl Marx che noi tutti ricordiamo.
“È meraviglioso, è meraviglioso fare parte di un team”; è un refrain incalzante, martellante, che ti entra in testa senza lasciarti più. E poi, quando credevi che finalmente il peggio fosse passato, ecco che ti siedi sulla tua poltrona in sala, le luci si abbassano e il motivetto che credevi aver debellato dalla tua memoria si ripropone in tutta la sua potenza facendo ancora una volta da main theme all’opening scene di The Lego Movie 2.
Mateo passa le sue giornate nel barrio, tra un furtarello e una intimidazione. Il suo orizzonte temporale e le sue aspettative di vita non vanno oltre il tramonto e i giorni trascorrono sempre uguali e senza scopo.
Francesco Invernizzi, regista di documentari d'arte, tra cui Bernini e Leonardo Cinquecento, regala al pubblico un lavoro di abbacinante bellezza; e se è vero quello che disse Picasso "Dopo la preistoria, l'arte è stata solo decadenza", la polvere, le rocce e la consistenza materica dei Sassi più celebri del mondo, sono un esempio cristallino di geologia esistenziale, fuori dal tempo, ma soprattutto sopra il tempo.
Aveva solo 15 anni Giuseppe di Matteo quando, l’11 gennaio 1995, venne strangolato e sciolto nell’acido dal clan dei fratelli Brusca a Capaci. La sua colpa? Essere il figlio di un pentito di mafia. Ecco il grembo creativo in cui si è sviluppata l’idea di “Sicilian Ghost Story”.
Nel suo “Paisà” (1946) Roberto Rossellini rifuggiva dall’impiego di inquadrature ristrette così da poter dar vita a un film corale, fatto di unione, impegno solidale, e non di singoli eroi. In maniera del tutto speculare con Terra Bruciata! il regista Luca Gianfrancesco riesce a ottenere lo stesso risultato impiegando proprio quei primi piani tanto evitati dal regista neorealista.