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Il Gruffalò: una favola animata sull'astuzia

Autunno. Una mamma scoiattolo racconta ai suoi cuccioli la storia del topolino coraggioso che si addentra nel bosco per rifornirsi di nocciole. La strada per raggiungere la collina del nocciòlo più rigoglioso è lunga e il topolino rischia di essere divorato prima da una volpe, poi da un gufo e infine da un serpente. Si salva dagli agguati del pericoloso terzetto simulando un appuntamento con una mostruosa creatura di sua invenzione, il Gruffalo.

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I tre predatori gli credono, fino a che, riunitisi, si rendono conto di essere stati beffati. Nel frattempo il topolino, quando ormai si crede libero, incontra davvero il pericoloso Gruffalo. Con un astuto stratagemma si libera anche di lui, conquistandosi la fama di intrepido e pericoloso avversario. 

Inverno. I due scoiattoli scoprono alcune impronte nella neve e la mamma riprende il racconto… Il Gruffalo è diventato papà e ha una piccola, coraggiosa figlioletta. In una notte nevosa, la piccola si allontana dalla tana per cercare il pericoloso topo che aveva sconfitto il padre. Incontra nuovamente il serpente, il gufo e poi la volpe e ogni volta si salva dai loro tentativi di cattura, nominando il topo. Finalmente raggiunge la tana del topolino e capisce che forse le è stato mentito per spaventarla. Il topo, intuendo il pericolo di essere mangiato, le mostra la sua ombra proiettata dalla luna. Terrorizzata, la piccola figlia del Gruffalo torna nella tana e si rimette a dormire.

Caso editoriale della letteratura per la prima infanzia, il Gruffalo si è conquistato un posto d’onore sugli scaffali delle famiglie più attente ai prodotti culturali di qualità negli ultimi quattro anni. Non tradiscono le aspettative, anzi le superano, i due cortometraggi tratti dai libri. Un raffinatissimo 3D, attento a delineare gli animali non meno dei paesaggi, offre agli spettatori un’esperienza immersiva nel racconto filmico, suggerendo percezioni sensoriali di sicuro effetto. L’attenzione al sonoro è davvero accurata e momenti di autentica magia meritano di essere segnalati, come la radura piena di “soffioni” di dente di leone dove il topolino si aggrappa a uno stelo e viene trasportato dal vento. Non sono da meno il lento volteggio delle foglie autunnali e la caduta della prima neve. Il racconto è significativo per i piccoli, perché tutta la trama è basata sulla forza dell’animale più debole che riesce ad avere la meglio con l’astuzia sui predatori più forti e sui mostri, reali o creati dall’inconscio. Basta un topo per spaventare un elefante e qui l’astuto topolino si fa gioco della volpe, che dovrebbe rappresentare a sua volta la furbizia; del gufo, di cui sfrutta le ali per arrivare più vicino alla collina che vuole raggiungere; infine del serpente, altro animale simbolo di un pericoloso accerchiamento. Siamo sulla scia di illustri predecessori come Esopo e Fedro, ma ll Gruffalo è privo del riferimento alle classi sociali di quelle antiche favole, per privilegiare il linguaggio dei piccoli: i personaggi parlano in rima poetica, una gradevole ritmicità quasi teatrale. A tenere insieme le fila del racconto, lo scoiattolo-narratore che, come tutti i genitori, è incalzata dai continui “e poi” dei due figli mai sazi di avventure del loro piccolo eroe dalla lunga coda. Mamma scoiattolo ripete e reinventa ogni volta un nuovo episodio, un incontro in cui il topolino conquista con le doti dell’ingegno e della fantasia la propria libertà. A darle voce nella versione originale è Helena Bohnam-Carter.

Ciò che maggiormente colpisce di questi due gioielli d’animazione, soprattutto del primo, è l’andamento quasi meditativo, filosofico per osare un aggettivo in più, che li caratterizzano. Lunghe scene senza dialoghi e con soli rumori naturali e una dolce colonna sonora sembrano farci apprezzare ancor di più sia le sequenze parlate, sia il contemplativo silenzio del bosco. Viene lasciato spazio per osservare altri tipi di azioni: la fila di formiche che va inconsapevolmente incontro alla cattura da parte di un picchio, i dettagli di foglie e frutti caduti al suolo. Certo non manca l’ironia, richiamata dai disegni del libro che appaiono come dettagli inseriti in alcuni fotogrammi; ma si tratta sempre di un’ironia gentile che non risulta incomprensibile e piena di ammiccanti doppi sensi. Piacevole a tutte le età, Il Gruffalò & Gruffalò e la sua piccolina condensa in sé i pregi della brevità e dell’accessibilità, riconfermando quindi il cortometraggio come prodotto d’elezione per gli spettatori della scuola dell’infanzia.

 

Cecilia M. Voi

Il ragazzo Selvaggio, anno XXXIV n. 127

 

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