Ogni tuo respiro: respirare la vita

Respirare è un atto naturale e del tutto involontario dell’essere umano. Eppure per Robin Cavendish ogni boccata d’aria è un passo precario sul filo della vita. A raccontare la storia vera di questo “funambolo” in equilibrio costante tra vita e morte è Andy Serkis, qui alla sua prima esperienza da regista. Un’operazione non facile, come non facili sono i racconti di vite straordinarie ridotte a un centinaio di minuti sul grande schermo e per questo incapaci di rendere spesso giustizia alla grandiosità dei loro protagonisti. Con Ogni tuo respiro Serkis si imbarca con coraggio in questa avventura e grazie soprattutto alla bravura dei suoi protagonisti vince – sebbene non a punteggio pieno – la sfida.
Robin (Andrew Garfield) e Diana (Claire Foy) sono una coppia di giovani innamorati. Dopo un matrimonio lampo, i due si trasferiscono in Kenya decisi a vivere la loro favola d’amore. Basta poco, il tempo di uno schiocco di dita perché questo idillio si trasformi in incubo. Durante una partita di tennis Robin sviene e si sente mancare il respiro. Trasportato d’urgenza in ospedale, gli viene diagnosticata una forma aggressiva di poliomielite che lo paralizza dalla testa in giù. Il verdetto è agghiacciante: tre mesi di vita attaccato a un respiratore artificiale. Ciò che i dottori non hanno previsto è la perseveranza di Diana che, riportando il marito in Inghilterra, dà il là a una lotta per la sopravvivenza non solo in nome di suo marito, ma anche di tutti coloro che si trovano nelle sue stesse, fragili, condizioni. Con l’aiuto dell’amico Teddy Hall (Hugh Bonneville) viene messo a punto un prototipo di sedia a rotelle dotata di un respiratore che garantirà a Robin, e in futuro a molti altri malati, una qualità di vita migliore.
Fa sorridere il pensiero che sia proprio Andy Serkis, l’interprete di Gollum ne Il signore degli anelli, di Cesare ne Il pianeta delle scimmie e di King Kong e che ha basato la propria carriera sulla motion-capture (tecnica che permette la creazione di un personaggio in digitale attraverso sensori reduplicanti i movimenti fisici e facciali dell’attore) a narrare l’intraprendenza di un uomo che, bloccato nel suo stesso corpo, resta comunque disperatamente legato alla vita. Un paradosso, questo, che sprona il regista a giocare con la propria cinepresa, intingendo la realtà immortalata in varietà cromatiche cangianti sulla base dei diversi umori dominanti una data scena.
Tra commozione e onestà di narrazione, Ogni tuo respiro è da reputare però come un’opera non pienamente riuscita. Un’incapacità di colpire e lasciare il segno nello spettatore da imputare non totalmente al regista o ai suoi interpreti, quanto a elementi esterni alla realizzazione del film. Durante la visione si sente infatti il pesante lascito melodrammatico di opere a lui precedenti, come La teoria del tutto, o Io prima di te; una zavorra patetica pronta a colpire in pieno il film di Serkis, per poi trascinarlo nel caotico calderone di opere tutte uguali e narranti il difficile calvario di un protagonista supportato da una controparte femminile forte e decisa.
Serkis fa di tutto per virare la propria nave verso acque nuove, allontanandosi dal solito oceano smielato e dalla forte componente glicemica; le sue vele sono pagine di una sceneggiatura innervata di british humour, mentre il timone una macchina da presa con cui divertirsi nel riprendere i propri personaggi in primo piano, o in soggettiva. Il regista riesce così a parlare al cuore dei propri spettatori, senza dover ricorrere a quei fiumi di smielata retorica destinati a divenire nulla più che (parafrasando Fight Club) “copie di altre copie”.
Vero fiore all’occhiello di Ogni tuo respiro rimane comunque il suo cast, gruppo coeso di interpreti talentuosi capaci di dar vita a una sequela di prove attoriali convincenti e dalla forte carica emotiva: c’è la spontanea e fervida positività che traspare dagli occhi grandi, ed estremamente espressivi, di Claire Foy (la Regina Elisabetta di The Crown), la doppiamente perfetta performance di Tom Hollander (Orgoglio e pregiudizio, A Private War), abile nell’infondere carattere non a uno, ma a ben due gemelli e il sempre pacato Hugh Bonneville. Plauso a parte merita Andrew Garfield, il quale dimostra ancora una volta che dietro alle ragnatele (ormai vecchie e fatte a pezzi) di Spider-Man, si nasconde un interprete maturo ed empaticamente introspettivo. Certo, la sua performance pecca un po’ di over-acting, soprattutto a causa di smorfie e faccette a lungo reiterate che, sebbene ben adattabili alla situazione clinica in cui Robin versa, la minacciano di cadere nel ridicolo, ciononostante la mimica espressiva e la profondità degli sguardi di questo attore smuovono l’animo dei propri spettatori coinvolgendoli in questa sfida alle avversità.
Biopic dove il tragico si mescola al comico in una cornice autoriale priva di rischi o azzardi, Ogni tuo respiro diverte e commuove con semplicità e senza pretese. È una montagna russa fatta di respiri, da quelli carichi di angoscia, a quelli di sollievo; respiri che ci ricordano quanto labile, precaria, eppure meravigliosa sia la vita.
film per le scuole, BIM distribuzione, ogni tuo respiro, disabilità, diversità